articolo in allestimento
bentornati nell’orto entelekia
oggi vediamo il ciclo biologico della cipolla, tema che manda in crisi anche gli ortolani più navigati, che ancora oggi si domandano: “quando devo seminare le cipolle?” oppure “è meglio piantare i bulbini o le piantine?” e ancora “quando si piantano i bulbi per riprodurre i semi?” fino a “quanto tempo si conservano i semi di cipolla?”
ordunque, sebbene la risposta più realistica, sintetica e diretta sarà sempre: “segui il tuo cuore”, se ci basassimo solo su questo si correrebbe il rischio di far perdere tempo ed energie a molti ortolani ben intenzionati e ricchi di potenziale, pertanto
oggi cerchiamo di fare chiarezza riguardo l’intero ciclo di coltivazione della cipolla, ma prima, una breve contestualizzazione psico-storico-socio-culturale:
ORIGINI
per quanto ci piacerebbe pensare alla cipolla come una delle tante prelibatezze proprie del territorio italico, in realtà sembrerebbe originaria dell’Asia (Iran e Afghanistan) e la sua diffusione pare risalire a oltre 7000 anni addietro, mentre la sua coltivazione sembra aver avuto inizio ai tempi degli antichi egizi.
a quei tempi, in quei luoghi, i popoli avevano santificato la cipolla facendone un vero e proprio oggetto di culto, interpretando i suoi anelli concentrici come simbologia della vita eterna.
il suo forte odore pungente si teorizzava potesse ridare il respiro ai defunti, ma nonostante arrivassero a seppellirle nelle tombe sembra che nessun defunto abbia mai ripreso vita.
una volta averne preso atto, hanno continuato comunque a seppellirle nelle tombe assieme ai defunti, ma questa volta con cambio di destinazione d’uso, come propiziatorio lascia passare per l’altro mondo.
successivamente, nel corso della storia, gli atleti dell’antica Grecia facevano grandi abbuffate di cipolla cruda per alleggerirsi il sangue, mentre Alessandro Magno costringeva le sue truppe a farne grandi scorpacciate per accrescerne la valorosità.
i gladiatori romani invece non ne facevano abbuffate, né scorpacciate, ma se le strofinavano direttamente su tutto il corpo per rassodare i muscoli, o sulla testa per combattere la calvizia.
durante tutto il medioevo la cipolla ha avuto un valore così grande che veniva usata come risorsa sostitutiva del denaro per pagare l’affitto e fare acquisti, ma venne anche offerta in dono come omaggio pregiato.
in fine, ma non per minore importanza, già all’epoca intuivano le innumerevoli proprietà benefiche della cipolla, al punto di considerarla una medicina a tutti gli effetti, usata cruda per lenire morsi di serpenti, emicrania, malattie respiratorie, ustioni, ascessi, infertilità, e tante altre circostanze di infermità.
in particolare si attribuivano queste qualità medicamentose alle cipolle rosse, mentre le gialle e le bianche venivano usate per il soffritto.
ebbene, arriviamo ai giorni nostri, in cui quasi più nessuno la mangia cruda per paura dell’alitosi, o perché pizzica troppo per i moderni palati imborghesiti.
fortunatamente però nei soffritti va ancora di moda, e dunque la coltivazione della cipolla è ad oggi un vero pilastro agricolo nel biodiverso territorio italico.
sebbene l’ortolano medio preferiscsa comprare in vivaio le piantine o i bulbini di varietà industriali, oggi siamo qui per parlare a te, proprio a te che stai leggendo, che affronti l’agricoltura in ottica evolutiva, che conosci l’importanza della riproduzione dei semi, ma che ancora ti domandi “quando si semina la cipolla?”.
ebbene, cominciamo dal fatto che la cipolla è una pianta biennale, ovvero, una volta nata dal semino occorrono due anni affinché possa fiorire e riprodurre i semi.
in mezzo a tutto questo c’è la fase in cu si ottiene la cipolla vera e propria, ma vediamolo nel dettaglio.
PRIMO ANNO – SEMINA
la tradizione vuole che tra la luna calante di agosto e la luna calante di settembre si inauguri la semina, che può essere fatta sia in semenzaio, sia in pieno campo.
essendo il semenzaio un ambiente più facile da gestire nel controllo delle erbe spontanee, si può fare sia una semina a spaglio, anarchica e liberatoria, sia una pettinata semina a file.
invece essendo il campo un ambiente in cui le erbe spontanee crescono alla velocità della luce, in tutta la loro forza primordiale, è preferibile una semina a file per facilitare il futuro controllo delle spontanee.
il seme di cipolla è estremamente piccolo, quindi una volta seminato è sufficiente ricoprirlo con un sottile strato di terreno.
se si semina in semenzaio è buona pratica idratare il substrato di terriccio con una gentile ma sostanziosa innaffiatura.
lo stesso si può dire della semina in campo, ma c’è da considerare che la terra inorganica, una volta bagnata e riasciugata, tende a indurirsi diventando un potenziale ostacolo per la nascita del seme.
questo di per sé non è né bene e né male, poiché da un lato permette la selezione dei germogli più forti.
se però si vuole evitare questa condizione di compattamento, si può anche seminare senza innaffiare, ricoprendo il seme solo con uno strato di terreno asciutto e sciolto, confidando nell’umidità della profondità del suolo (qualora ci fosse).
alternativamente si può anche valutare la semina alveolare, ovvero nei contenitori appositi, mettendo pazientemente un singolo semino alla volta in ogni alveolo.
chi non ha pazienza può fare semine più abbondanti, da 2 o 3 semi alla volta a un vero e proprio spaglio su tutta la padella, in vista di un futuro diradamento o ripicchettamento.
una volta compiuta la semina, entro una decina di giorni si dovrebbero veder spuntare le giovani plantule, emergendo con il loro monocotiledone, prima piegato su sé stesso e poi in fase di distensione, fino al raggingimento della caratteristica linearità filiforme.
col passare del tempo, nel plumbeo e glorioso autunno, una foglia dopo l’altra cresceranno lentamente, dando forma alle piantine vere e proprie.
arriviamo così alla necessità di qualche intervento di manutenzione.
PRIMO ANNO – MANUTENZIONE IN VIVAIO
la semina fatta in pieno campo ben presto necessiterà di una premurosa controllatina capillare alle erbe spontanee in fase di prima crescita.
si può attuare o con la medievale zappa o con il paleolitico spulciamento manuale, o con entrambe in un’ottima combinazione.
questo atto di manutenzione serve a evitare che le giovani piantine si perdano nella selva selvatica, pertanto è propizio ripetere periodicamente questo controllo capillare delle erbe spontanee, ritardando volta dopo volta l’eccessiva crescita delle spontanee, che potrebbero fagocitare le cipolle mettendo a rischio l’esito di tutta la coltivazione.
apparentemente può sembrare un lavoraccio, ma svolto nella contemplazione della compagnia del respiro può diventare molto piacevole.
in questa fase della coltivazione la rimozione delle erbe spontanee è l’unica forma di manutenzione necessaria, almeno per quanto riguarda le piantine nate dalla semina in campo, in cui le cipolle hanno un suolo profondo in cui affondare liberamente le radici, ben idratate dall’uggiosa e plumbea stagione autunnale.
se invece osserviamo le semine fatte in semenzaio, per prima cosa ci accorgiamo che – se ad esempio siamo in serra – occorre innaffiare attivamente e frequentemente per mantenere la giusta quantità d’acqua nel substrato di crescita.
l’innaffiatura è un lavoro certamente glorioso ( se si ha l’acqua a disposizione ), ma ben presto subentra un altro tipo di manutenzione: il ripicchettamento, da attuare possibilmente con delicatezza e contemplazione del respiro, in presenza.
ecco a te un breve tutorial su come effettuare il ripicchettamento in 8 semplice fasi
Simone Lauri disse: “ogni ripicchettamento è un neurone che si esaurisce”, ma ciò non deve dissuadere gli apprendisti dal cimentarsi in questa pratica fondamentale.
grazie al ripicchettamento si da ad ogni singola piantina lo spazio di cui ha bisogno per svilupparsi, a patto che il substrato di terriccio sia stato preparato adeguatamente.
a tal proposito ecco un altro tutorial su come miscelare il terriccio seguendo una ricetta fai da te.
anche le semine a spaglio, effettuate direttamente negli alveoli, si possono gestire con la tecnica del ripicchettamento.
in questo caso c’è il vantaggio della comodità nel prelevare i nuclei di plantule, ben ordinati nella solida zolletta di substrato.
buona usanza è praticare il ripicchettamento quando le plantule hanno raggiunto un minimo di robustezza, ma agendo con la massima delicatezza si possono avere buoni risultati anche se lo si fa allo stadio filiforme.
la dimensione ideale per il ripicchettamento delle cipolle va dalle vaschette da 12 alle vaschette da 6, ma volendo glorificarle si possono anche usare le vaschette da 4.
PRIMO ANNO – TRAPIANTO
col passare del tempo il plumbeo e glorioso autunno cede spazio al galavernico inverno.
le semine fatte in pieno campo, prima o dopo l’ennesima zappatura, sono pronte al trapianto, da effettuare possibilmente tra gennaio e febbraio, affinché l’abbondante umidità stagionale favorisca l’attecchimento delle radici, traumatizzate dall’espianto.
le piantine si possono ora mettere a dimora in nuove file di terreno appositamente preparato, avendo cura di interrarle alla giusta profondità, ovvero fino al punto da cui emerge la piccola fogliolina centrale.
questa tecnica aiuta le cipolle a crescere con maggiore stabilità ed autosufficienza idrica.
per agevolare l’attecchimento si può svettare la parte terminale delle foglie, prima o dopo l’atto del trapianto, così da limitare l’attività fotosintetica e il conseguente richiamo di linfa dalle radici, che trovandosi meno stressate sono libere di radicare in pace.
se si trapiantano le piantine provenienti dal ripicchettamento si possono mettere a dimora con tutta la zolletta di terriccio, oppure, alternativamente, si possono liberare le radici dal terriccio così da recuperarlo per altre semine future.
per esperienza personale posso dire che il trapianto a radice nuda è il più efficace per la cipolla, quindi consiglio di provare a fare un esperimento comparato, mettendo a dimora una parte di piantine con la zolla di terriccio addosso alle radici, e una parte con la radice denudata.
il trapianto si può fare totalmente a mano, oppure con l’ausilio di una trapiantatrice, utile se si coltivano grandi quantità di cipolle in vasti appezzamenti di orto.
usare la trapiantatrice accelera i tempi, ma abbassa il livello della qualità effettiva del trapianto, a causa dell’inevitabile dozzinalità metallurgica.
pertanto si suggerisce l’uso di piantine ben sviluppate, robuste e resistenti.
PRIMO ANNO – MANUTENZIONE IN CAMPO
col passare del tempo il galavernico inverno cede il passo alla primavera sgarzullina, e con il tocco dei caldi raggi della stella madre tutta la natura si risveglia, impetuosa.
in altre parole, a marzo e aprile è tempo di imbracciare più che mai la zappa, e tener pulite le file dalla crescita delle erbe spontanee.
il periodico zappettamento è utile anche per tener dissodato il suolo nell’orizzonte superficiale, favorendo la respirazione delle radici ed – altresì – lo sviluppo dei bulbi.
propizio è cogliere questa occasione per effettuare un rincalzo, riportando parte del terreno sciolto a ridosso del colletto delle piante, fornendo maggiore stabilità ed autosufficienza idrica.
PRIMO ANNO – SELEZIONE IN CAMPO
se si intende affrontare la cipolla in un’ottica di agricoltura evolutiva, e dunque recuperando la semente ad ogni ciclo di coltivazione, arrivati a maggio può essere necessario effettuare una selezione dei bulbi in base al loro comportamento.
la cipolla è una pianta ermafrodita e sviluppa ‘fiori completi’ in grado di autofecondarsi, ma nel linguaggio agricolo tradizionale si distinguono le cipolle “maschio” e le cipolle “femmina” a seconda della loro attitudine nella fase di crescita.
dicesi cipolla “femmina” colei che durante il primo anno di coltivazione concentra le sue energie nello sviluppo di un bulbo sodo, compatto, croccante, rimandando la fioritura al secondo anno.
dicesi cipolla “maschio” (cipollotto) colui che durante il primo anno di coltivazione entra ‘precocemente’ in fioritura, saltando completamente la produzione del bulbo.
gli agricoltori hanno ben presto iniziato a scartare le cipolle ‘maschio’ dalle proprie coltivazioni, selezionando sempre e solo le ‘femmine’, sia per il raccolto e sia per la riproduzione dei semi.
originariamente le cipolle selvatiche avevano un comportamento prevalentemente ‘maschio’, ed è proprio grazie alla selezione agricola che oggi abbiamo ‘le cipolle’ così come le conosciamo ( femmine ).
tornando a noi, al primo anno di coltivazione il nostro obiettivo è arrivare ad un raccolto di bulbi ‘femmine’ sodi e compatti, che rimandino la fioritura al secondo anno di vita.
tenere i semi dalle piante che fioriscono al primo anno di vita significherebbe selezionare una progenie geneticamente predisposta a mantenere questa attitudine ‘maschia’.
per riprodurre una semente che mantenga la femminile biennalità delle cipolle è dunque propizio, a cavallo di aprile e maggio, rimuovere tutti gli esemplari ‘maschi’ in fioritura.
questo atto di estirpazione può essere colto come buona occasione per fare una prima mangiatina di cipollotto fresco.
per gioire appieno dell’esperienza gastronomica è propizio raccogliere i cipollotti quando i fiori sono appena spuntati, poiché più si va avanti con la crescita e più le infiorescenze e gli steli saranno sviluppati, più i bulbi sranno fibrosi, coriacei e scarni, poiché tutta l’energia viene convertita nella fioritura a discapito del bulbo.
con un po’ di pazienza si può facilmente separare la parte legnosa del fusto dalla parte residua del bulbo succoso, ma è un tipo di approccio puramente domestico e casereccio.
per un’azienda agricola sarebbe grave disonore.
PRIMO ANNO – MATURAZIONE
e ben presto la primavera sgarzullina cede spazio all’estate cocente.
arrivati a giugno si può definitivamente smollare la zappa poiché i giochi ormai sono fatti e l’eventuale crescita delle erbe spontanee non dovrebbe incidere sul raccolto.
al massimo potrebbe incidere sull’intima e dinamica relazione tra uomo ed estetica agricola, che in altre parole significherebbe ritrovarsi dopo il raccolto con una fila tutta inerbita.
la tradizione vuole che si attenda la massima maturazione dei bulbi prima di raccoglierli.
in tal senso è bene comprendere la duplice fase della ‘maturazione’:
– ingrossamento ( che avviene tra aprile e maggio );
– essiccazione ( che avviene tra giugno e luglio ).
un inequivocabile tratto fenologico distintivo a indicazione del giusto punto di maturità è l’afflosciamento delle foglie, causato dalla piega del colletto indebolito dalla disidratazione.
a volte però – eccezione alla regola – può capitare che una cipolla afflosci la foglia a causa di un altro raccapricciante motivo, ovvero il rosicchiamento famelico dei topazzi sempre in agguato dalle viscere del sottosolo, pronti a tracannare interi raccolti in una sola notte.
innanzi a questa potenziale circostanza si può valutare la possibilità di raccogliere i bulbi un po’ prima della piena maturazione, poiché meno tempo passano in terra e meno probabiltà ci sono che vengano divorati.
in questo caso ci si ‘accontenta’ di un raccolto parzialmente maturo, dove l’ingrossamento è già avvenuto in campo, e si avrà cura di compiere l’essiccazione in altro luogo appositamente dedicato.
in questo la cipolla è molto permissiva.
un altro esempio in cui può essere necessario raccogliere i bulbi a metà maturazione è quello dei monsoni estivi.
nonostante siano sempre più rari, può ancora capitare di assistere ad abbondanti acquazzoni estivi proprio nel periodo della maturazione, quando i tessuti esterni sono sufficientemente secchi e spugnosi da assorbire impressionanti quantità d’acqua, favorendo il marciume dei bulbi.
anche in questo caso, in vista di eventuali temporali funesti, tantovale anticipare il raccolto e farlo essiccare in zona protetta.
in ogni caso, per non saper né leggere e né scrivere, personalmente preferisco raccogliere almeno parte delle cipolle a metà maturazione, con le foglie metà gialle e metà verdi, lasciando la seconda parte del raccolto per la maturazione piena.
PRIMO ANNO – RACCOLTA E CONSERVAZIONE
il periodo di raccolta dei bulbi è indicativamente tra giugno e agosto, a seconda del tipo di varietà, del tempismo di semina/trapianto, ma anche in base all’andamento della stagione.
ebbene, la tradizione vuole che le cipolle si raccolgano a mano, all’occorrenza aiutandosi con una vanga o un altro attrezzo agricolo idoneo a scalzare la radice dal terreno, qualora fosse molto compatto.
anticamente, una volta raccolti i bulbi, li si mettevano al sole per la fase finale di asciugatura.
tuttavia il sole di oggi è molto più devastante di quanto non fosse ai tempi della tradizione, dunque personalmente sconsiglio di lasciare il raccolto sotto ai cocenti raggi del sole così da evitare ogni possibile danneggiamento.
è preferibile trasportare le cipolle al riparo, in zona ombreggiata, asciutta, e con un minimo di ricircolo d’aria.
una volta completata l’essiccazione si possono conservare sfuse, in cassette, oppure si possono ordinare in gloriose tessiture ordinate, finoa comprre morule, pigne o vere e proprie trecce.
a tal proposito ecco un video tutorial con la nostra tecnica preferita per intrecciare i bulbi di cipolle, aglio e scalogno
per esperienza diretta posso dire che è bene procedere all’intreccio solo quando le foglie sono ben secche.
intreccirae con le foglie ancora verdi può interferire con la conservazione dei bulbi che vanno più facilmente verso la marcescenza a causa del contenuto di acqua ancora troppo elevato.
a volte può capitare che l’eccesso di secchezza renda le foglie così fragili da rompersi sotto alla forza delle piegature dell’intreccio, e quando questo accade è grave disonore.
un trucco per ovviare a questa situazione è permettere una lieve e ben calibrata riumidificazione delle foglie, anche solo spruzzandole vagamente con una leggera nube d’acqua atomizzata. dopo qualche ora i tessuti vegetali tornano sufficientemente elastici per un buon intreccio, e successivamente essiccheranno molto velocemente senza intaccare il bulbo.
volendo prevenire questa circostanza si può procedere all’intreccio quando le foglie sono ad un livello di essiccazione avanzato, ma non eccessivo.
in questo video si vedono nel dettaglio le varie fasi di costruzione strutturale di una treccia, utilizzando la tecnica vista nel video precedente.
PRIMO ANNO – SELEZIONE FUORI CAMPO
col passare del tempo la cocente estate cede il passo al plumbeo e gloriso autunno.
in questo periodo si possono osservare i bulbi nel loro comportamento in termini di resistenza al marciume e di conservabilità.
per tradizione si valorizzano i bulbi più ‘belli’, più grandi, più resistenti al marciume, e più duraturi in termini di conservazione, così da selezionare ‘il meglio’ da cui partire per la nascita delle future ‘piante madri’ destinate alla riproduzione della semente, consapevoli che da essi nascerà una progenie altrettanto eccellente.
SECONDO ANNO – MESSA A DIMORA DEI BULBI
e così, nel pieno della plumbea stagione autunnale, da settembre a dicembre, dopo aver adeguatamente preparato il terreno, si mettono a dimora i bulbi madre selezionati, inaugurando ufficialmente il secondo anno di vita della cipolla.
volendo si può scegliere di coltivare i bulbi in vaso, per stare dalla parte del sicuro e scongiurare sul nascere l’orribile fame dei topazzi, ma anche per avere le piante più a portata di mano, così da poter assistere al meraviglioso atto della rinascita.
e così, mentre il plumbeo e glorioso autunno cede spazio al galavernico inverno, dai bulbi crescono nuove foglie, e nel sottosuolo nuove radici si protendono a scandagliare le profondità della terra, alla rierca di acqua e nutrienti.
SECONDO ANNO – MANUTENZIONE IN CAMPO
man mano che le cipolle madri crescono sane e forti, parallelamente, crescono anche le erbe spontanee, che ancora una volta è bene tener scalzate con l’ausilio della fedele e medievale zappa.
si può cogliere l’occasione per tenere sotto controllo le eventuali gallerie di talpe e topi, demolendole con paziente determinazione.
utilizzando un sesto d’impianto sufficientemente largo, si può passare periodicamente il motocoltivatore tra le file cercando di lavorare il terreno alla massima profondità possibile, così da ottimizzare la demolizione delle gallerie topazziche.
SECONDO ANNO – FIORITURA
e così, con il passare del tempo, il galavernico inverno cede spazio alla primavera sgarzullina.
attorno ad aprile si possono veder spuntare le prime infiorescenze, minute ed umili, come a farsi timidamente spazio tra le fronde fogliari.
arrivati a maggio, qualunque traccia di umile timidezza cede spazio alla vigoria impetuosa delle infiorescenze in pieno sviluppo.
il fusto è solido, a supporto di una mandria di fiorellini che lentamente schiudono dall’involucro che li avvolge.
verso giugno ha luogo la fioritura vera e propria: ogni singolo fiorellino sboccia esibendo con fierezza stami e pistilli, emanando un dolce profumo di nettare molto attraente per gli insetti impllinatori, che arrivano numerosi, specialmente durante le ore più calde della giornata.
e così, passando da un fiore all’altro, da una pianta all’altra, trasportano il polline sulle parti ricettive, compiendo la gloriosa impollinazione da cui prenderanno forma i semi.
essendo la cipolla una pianta che necessita di impollinazione incrociata è fortemente consigliato ( per non dire obbligatorio ) far fiorire insieme almeno 6 o 7 bulbi madre, affinché possano fecondarsi vicendevolmente, dando origine ad una progenie geneticamente eterogenea.
in altre parole, se si fa fiorire una sola cipolla è probabile che non riesca ad auto impollinarsi, e qualora ci riuscisse, la progenie nata dai suoi semi sarbbe geneticamente poco eterogenea, che è comunque meglio di niente, ma dal momento in cui ci mettiamo fare qualcosa tantovale farlo al meglio.
col passare del tempo arriviamo a cavallo tra luglio e agosto, i singoli fiorellini ormai sfioriti hanno gonfiato la capsula ovarica che racchiude i semi in fase di maturazione.
i tratti fenologici per capire quando raccogliere le infiorescenze sono 3:
1 il cambio di colore dei tessuti vegetali, che dal verde dovrebbero virare al biondo paglierino;
2 l’apertura di alcune capsule, che giunte a maturità ritirano i tessuti, abbozzando una parziale schiusura;
3 il colore dei semi, che da verde vira verso il nero.
più tempo si lasciano le infiorescenze in campo e più maturano, ma più maturano e più le capsule si aprono col rischio di perdere molti preziosi semini.
per evitarlo si possono infagottare le singole infiorescenze con del tessuto traspirante, ma più realisticamente conviene raccoglierle un po’ prima che siano totalmente mature.
SECONDO ANNO – RACCOLTA DELLE INFIORESCENZE
la prima volta che ho raccolto le infiorescenze di cipolle da seme ho tagliato solo la parte apicale, trascurando il gambo, poi ho parlato con Antonietta Melillo e mi ha spiegato che la tradizione prevede una ‘raccolta integrale’ con gran parte del gambo attaccato.
questo è utile per fornire ai semi un’ultima scorta di nutrienti nel periodo di essiccazione successivo di circa due settimane, in luogo asciutto e vagamente ventilato.
le infiorescenze si possono raccogliere in mazzi, appendendoli a testa in giù, così da favorire la precipitazione delle sostanze nutritive nei semi.
in questo caso è propizio predisporre un tessuto salva semi, per raccogliere tutti quelli che spontaneamente cascano dalle capsule molto mature.
alternativamente si possono tenere stesi, sempre sopra un telo salva semi, avendo premura di rigirarli periodicamente per favorire l’essiccazione da entrambi i lati.
SECONDO ANNO – SGRANATURA DEI SEMI
a fine agosto dovrebbe essere tutto pronto per la sentificata cerimonia di
sgranatura, potendo fare affidamento sui tessuti floreali ormai croccanti,
fragranti, e cedevoli.
si può procedere con una infiorescenza alla volta, messa tra i palmi delle
mani, strofinandola con dolce decisione, con umile solennità.
a questo punto abbiamo una miscela di semi e frammenti triturati dei tessuti
vegetali secchi, detti “pula”, ovvero tutto ciò che non è il seme
vero e proprio.
si può procedere con la vallatura per separare la pula dai semi, sia
utilizzando setacci idonei alla rimozione della parte grossolana, e sia con il
soffio rifinitore, per eliminare la parte più raffinata e pulviscolare.
il grado di pulizia ideale è pari al 100%, ottenendo una semente
completamente nera e priva di ogni frammento di pula, ma ci si può accontentare
anche di risultati meno precisini, addirittura si può anche conservare
direttamente la semente mista alla pula senza nemmeno vallarla grossolanamente.
questa è una questione di puro gusto personale, ma c’è da dire che più un seme
è pulito e più è ‘sicuro’ che non proliferino parassiti, solitamente annidati
nella pula.
EPILOGO A SCELTA MULTIPLA
ad ogni modo, una volta aver ottenuto il seme più o meno pulito lo si può
prontamente riseminare tra la luna calante di agosto e quella di settembre, come
vuole la tradizione.
i semi che avanzano si possono conservare come scorta per l’anno successivo,
o per i tempi duri.
ogni seme ha una propria capacità di conservazione, variabile da specie a
specie, da varietà a varietà, che termina in corrispondenza di una prevedibile
‘data di scadenza oltre la quale si perde totalmente la vitalità.
ciò che determina il periodo di conservabilità è la degradabilità degli
ormoni della germinazione, ovvero man mano che essi decadono diminuisce anche
la natalità ed il vigore dei semi.
la semente di cipolla conservata a temperatura ambiente può mantenersi
vitale per poco tempo.
dopo 12 mesi dalla raccolta è facile riscontrare un calo della germinazione del
50%, arrivando circa al 10% dopo 24 mesi.
al terzo anno è quasi impossibile che siano ancora vitali, ovvero,
tendenzialmente ‘scadono’ entro 2 anni dalla raccolta.
per ovviare a questa breve conservabilità ci sono due metodi principali:
1 la conservazione in congelatore, a una temperatura inferiore agli zero
gradi centigradi ( che sia -18 o -21 o -35, va sempre bene ) poiché il freddo
aiuta la conservazione degli ormoni della germinabilità.
quando un seme viene messo in freezer o come se ‘uscisse dal tempo’ allungando
ampiamente il suo periodo di conservabilità.
tuttavia bisogna ancora verificare l’effettiva efficacia di questa tecnica con
i semi di cipolla, per vedere realmente di quanto può allungarsi questo periodo
di conservazione.
2 la continua riproduzione della semente, come vuole la tradizione, così da
averli sempre freschi e rinnovati, pieni di vitalità.
RIEPILOGO
la cipolla nasce dal seme, durante il primo anno vegeta fino a sviluppare il
bulbo, da raccogliere e selezionare in vista del secondo anno.
ripiantando il bulbo si entra nella seconda stagione vegetativa, fino a
sfociare nella fioritura e nella riproduzione della semente.
nel primo anno la cipolla impegna le sue energie nell’accumulo deI nutrienti, conservandoli nel bulbo.
nel secondo anno essa si risveglia, utilizzando le risorse accumulate per la fioritura e la riproduzione.
PIANTARE LE CIPOLLE DAI BULBINI / BULBILLI ?
pensiamo ora a quando si piantano le cipolle in bulbillo… che dire ?
i bulbilli sono in verità delle micro cipolline, coltivate in modo forzato per crescere così velocemente da non riuscire a sviluppare il bulbo oltre pochi millimetri.
molti ancora oggi si domandano “perché le cipolle nate da bulbillo fanno ‘il maschio’ andando quasi sempre tutte a fiore” ?
la risposta è molto semplice, sulla base di quanto detto, nascendo dal bulbino è come se percepissero il risveglio del secondo anno, periodo idoneo alla fioritura.
la stessa cipollina nata da bulbino, se viene coltivata con iper concimazioni, allora impegnerà il suo secondo anno di vita a smaltire l’intossicazione da eccesso di nutrienti, diluendoli nei tessuti parenchimatici acquosi (gli strati del bulbo) tramite la ritenzione idrica.
in altre parole, gonfiandosi come qualcuno che si abbuffa di alimenti a cui è fortemente intollerante.
dunque, negli orti in cui non si esagera con le concimazioni, la stessa cipolla nata da bulbino non avendo nessuna intossicazione da smaltire rimane libera di concentrarsi sulla fioritura.
questo non significa che sia impossibile raccogliere delle cipolle ‘femmina’ partendo dai bulbini, ma è facile che siano una minoranza in un mare di ‘maschi’, pertanto è preferibile evitare la coltivazione di cipolle partendo dai bulbini industriali, a meno che non si vogliano raccogliere i cipollotti freschi poco prima della fioritura estiva.
e a proposito di cipollotti, per concludere questa carrellata enciclopedica sul tema della cipolla, è importante comprendre che – partendo dai bulbi interi e ben formati – dall’autunno all’inverno si può appositamente fare l’impianto mettendoli a dimora il più profondi possibile.
tra l’inverno e la primavera i bulbi rinasceranno e vegeteranno vigorosamente, producendo uno o più cipollotti in base alla quantità dei germogli presenti all’interno.
se non si raccolgono essi fioriscono e producono seme, ma se si vogliono valorizzare come alimento è bene raccoglierli entro aprile / maggio, per gioire dei tessuti freschi, croccanti e teneri.
ebbene, che altro dire della cipolla ?
CIPOLLE EVOLUTIVE
il territorio italico vanta decine di varietà antiche, dal nord, al centro, al sud, e ogni ecotipo locale porta in sé un patrimonio storico e agri-culturale da tutelare.
parallelamente la ricerca continua, e con il progetto campomadre noi del team entelekia stiamo lavorando per conservare l’antica biodiversità mettendola a servizio delle generazioni presenti e future.
nel 2022 abbiamo iniziato a darci da fare per realizzare una popolazione evolutiva, mescolando in modo naturale i patrimoni genetici di quante più varietà antiche possibili.
il miscuglio ottenuto dalle varie impollinazioni incrociate sarà poi ridistribuito in tutti gli orti e a tutti i custodi che lo vorranno accogliere, dal sud, al centro, al nord del territorio italico (e forse anche oltre).
nel tempo, coltivazione dopo coltivazione, ogni orto vedrà la selezione e la stabilizzazione graduale, fino alla nascita di nuove antiche varietà plasmate dagli stimoli ambientali, modellati dalle caratteristiche del territorio, fino a presentare nuovi colori, nuove forme, nuovi sapori, nuovi comportamenti, nuove costellazioni organolettiche, a rappresentanza del germoglio potenziale di nuove storie e nuove culture agricole.
se vuoi prendere parte al gruppo di lavoro per la sovranità sementiera puoi scrivere alla mail alessandro.montelli@yahoo.com o al contatto telegram @aesamsa.
se vuoi sostenere il progetto campomadre puoi effettuare una donazione alla nostra raccolta fondi: https://www.gofundme.com/f/campomadreupgrade
per ora è tutto, ti auguro buone semine, buona coltivazione, buon attimo presente.
ti voglio bene