Radicofani – Corso di Agricoltura Sinergica con Antonio De Falco – maggio 2017

Proseguiamo il viaggio in macchina risalendo la strada che si addentra nelle alture collinari toscane. Il paesaggio, la luce, l’aria, è via via sempre più intrisa di una vibrazione medioevale.
Dopo una serie di curve sterrate in salita e in discesa arriviamo a casa di Ina, una ragazza che partecipò al corso a Campiano e che ora ne ha organizzato uno qui.
Ci accoglie, ci fa sistemare nelle rispettive stanze e poi ci conduce a vedere dove faremo l’orto.
Subito fuori dalla veranda c’è una discesa pazzeschissima. Scendendo la gradinata intagliata nella terra si arriva ad un’area recintata con un ciliegio nel centro. Oltre il recinto inizia l’uliveto che continua fino a valle fondendosi con il bosco circostante.1Entriamo nello spiazzo del ciliegio e iniziamo a prendere confidenza con la pendenza, ma si scivola tantissimo visto che per terra è pieno di cartoni coperti di paglia (
stesi in autunno per mantenere il terreno coperto e favorire l’attività degli abitanti del suolo).
Mentre Ina e Antonio vanno in paese a recuperare attrezzi utili per i lavori io inizio a rimuovere i cartoni accatastandoli verso valle nel lato interno lungo la recinzione. Il suolo sottostante è superficialmente soffice ed umificato, ma subito sotto è argilla compatta.
Al ritorno di Antonio ci mettiamo all’opera assemblando tre bambù ed un filo legato ad una chiave inglese (
che funge da piombo). Lo strumento così realizzato serve per unire tutti i punti che si trovano alla stessa altezza rispetto al livello del mare delineando così così  le ‘curve di livello’ che segnamo stendendo dello spago ancorato a terra con una forcina di ferro in corrisponenza di ogni punto rilevato.
Arrivati a sera siamo soddisfatti del lavoro svolto che faciliterà l’attività dei prossimi giorni.
Dopo la notte di nebbia, un nuovo giorno. Alle prime ore del mattino arrivano tutti i ragazzi, si comincia!

2Dopo un giro di presentazioni per prima cosa andiamo nel recinto del ciliegio per far vedere a tutti che condizione dobbiamo affrontare. Spieghiamo la logica che seguiremo per formare le aiuole lungo le linee altimetriche tracciate ieri. Qualcuno dice che le previsioni del meteo annunciano pioggia, eppure c’è un sole che spacca le pietre.
Iniziamo a dissodare la terra da monte riportandola verso valle creando la prima aiuola. Prima però rimuoviamo lo strato umico superficiale e lo mettiamo da parte. Mentre alcuni lavorano sulla formatura della prima aiuola, altri iniziano già a ripulire dall’erba la fascia dove sorgerà l’aiuola sottostante.DSC05377L’abbassamento del terreno da dove è stata presa la terra lo facciamo diventare uno ‘swale’ riempiendolo con materia organica (
ramaglie sminuzzate, corteccia, foglie…). Un vero e proprio ‘serbatoio spugnoso’ che in caso di forti precipitazioni avrà la funzione di frenare ed assorbire il ruscellamento dell’acqua permettendole di penetrare lentamente nella terra.DSC05397Riempiamo il camminamento fino a portarlo a livello con l’aiuola che si estende verso valle con il lato in discesa. DSC05401Colleghiamo i camminamenti-swale l’uno con l’altro, scavando dei canali che sgrondano al livello inferiore solo in caso di troppo pieno, riempiti anch’essi con materia organica. Cerchiamo di regimentare il percorso dell’acqua piovana in modo da farle fare il tragitto più lungo possibile (maggiore è il tragitto che l’acqua compie, maggiore è l’efficacia con cui si ammortizza il suo impatto distruttore).DSC05394Procediamo a spianare la parte alta dell’aiuola, ma essendo su un terreno in discesa la percezione dei piani è distorta, così ci aiutiamo con la livella.DSC05383Con il rastrello definiamo anche la parte in discesa, anche qui ci aiutiamo con la livella. La cosa importante è che l’angolazione sia inferiore a 45 gradi, se fosse più ripida franerebbe spontaneamente nel tempo.DSC05400Zitto zitto il cielo si è coperto di nuvole e all’improvviso iniziano a cadere le prime gocce.
DSC05381Copriamo tutto con dei nylon fissati con pietre e forcine in fil di ferro. Inizia a piovere forte, così ci ripariamo nella veranda risalendo la gradinata intagliata nella terra. Qualcuno controlla le previsioni del meteo, mettono maltempo per tre giorni. Antonio decide di affrontare argomenti di teoria finché ritornerà il sole. Lo guardo e gli chiedo: ‘da cosa vuoi iniziare?’ e lui: ‘iniziamo dal principio… dal big bang!’.Schermata 2018-01-28 a 23.51.14E così parla della creazione degli universi, dei pianeti, della terraformazione, delle prime forme di vita vegetale che colonizzando la roccia primordiale hanno dato il via alla formazione dell’humus.
Va avanti nel racconto, toccando uno alla volta tutti gli argomenti in programma, coinvolgendomi spesso, facendomi trattare anche degli argomenti interi. Ancora una volta sento la fiducia che ripone in me, ed è un’emozione bellissima. Mi piace molto l’atmosfera che si è creata, un dialogo collettivo molto esaustivo, pieno di risposte che soddisfano le domande di tutti ancor prima che vengano formulate.

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IMAG0440Dopo due giorni di pioggia torna un raggio di sole, benedetto! Siamo tutti carichissimi di energia, pronti a canalizzarla nel flusso creativo!ida1Man mano che realizziamo un’aiuola ricaviamo di conseguenza uno swale a monte ed un camminamento a valle. Ogni camminamento confina con la curva di livello inferiore, da cui parte lo scavo per lo swale successivo. Ogni gradone diventa così un piccolo terrazzamento che rafforziamo con una struttura di tronchi martellati nella terra. Con lo stesso sistema, a lato dell’orto realizziamo una scala per poter salire o scendere più comodamente.DSC05407L’energia messa in moto è esplosiva, in un lampo abbiamo già ultimato 4 terrazzamenti con il rispettivo percorso di regimentazione dell’acqua piovana. Non resta che stendere l’ala gocciolante, collegare tutte le aiuole in una linea di testata che corre lungo la parte sinistra dell’orto, e passare finalmente a semine e trapianti.DSC05428Ina prepara tutti i semi che ha. Mentre Antonio coordina i ragazzi nell’orto per fare l’impianto di irrigazione io preparo dei barattoli mescolando i semi da riempimento a dell’humus raccolto un po’ qui e un po’ là sotto agli alberi attorno all’orto.  DSC05420Ci raduniamo accanto al ciliegio mentre il sole sta girando oltre il colle ed Antonio propone di dividerci le aiuole, lui le due terrazze verso valle, io le due verso monte. Un gruppo di ragazzi segue Antonio ed un gruppo segue me, poi il gruppo che seguiva me passa da Antonio e il gruppo che seguiva Antonio passa a me. L’idea di base è far provare a tutti i partecipanti sia il metodo di semina di Antonio, sia il mio. DSC05431Trovo molto importante questa possibilità che riusciamo a dare ai ragazzi, confrontarsi con due modi simili e diversi di mettere in pratica l’agricoltura sinergica, affinché capiscano subito quanto sia estremamente versatile e soggettiva.  DSC05445Guardare il modo in cui una persona fa un’aiuola, le scelte dei semi, delle piantine, del modo di consociarle, è come guardare il riflesso di quella persona,  l’espressione della sua essenza unica e irripetibile. DSC05436A turni tutti provano tutto, dalle semine di riempimento sui lati, alle semine nella parte alta capendo logica che c’è dietro ogni scelta. DSC05450A semine ultimate, ridiamo alla terra il primo strato di humus che avevamo inizialmente messo da parte.DSC05455Intanto Antonio inizia a fare il bagno alle piantine, in modo da far imbibire per bene il terriccio.DSC05470Anche nella fase dei trapianti i ragazzi si dividono a gruppi alternandosi per osservare sia Antonio e sia me (e le rispettive scelte di come mettere in relazione i trapianti con le semine).DSC05467DSC05460Avendo a disposizione anche foglie e segatura oltre alla paglia, nella gestione della pacciamatura questa volta propongo un multistrato nella speranza che possa proteggere in modo ancor più efficace la terra dai calori estivi (specialmente nei due terrazzamenti a monte che sono venuti molto alti). DSC05464Per prima mettiamo la segatura che essendo fine sarà la prima materia a decomporsi dando corpo all’orizzonte umico. Al di sopra mettiamo le foglie che si decomporranno con tempi più lunghi rilasciando nel terreno il precursore dell’etilene, fondamentale per l’autofertilità del suolo. Per ultima mettiamo la paglia che sarà facilitata nella decomposizione grazie all’azione dei microbi proliferati negli strati sottostanti. DSC05462Alla fine tutto l’orto è coperto da un manto paglierino, da cui spuntano le piccole piantine appena messe a dimora.DSC05466Il primo giorno di corso vista la difficoltà di affrontare questo terreno ripido forse nessuno pensava che ce l’avremmo fatta davvero, ma non ci siamo dati per vinti, abbiamo avuto fiducia e tutto è venuto da sé, tutto fedelmente permeato da quello stato di grazia che ogni volta agisce sottovoce, magicamente.
P_20170430_112002Ancora una volta fare l’orto sinergico è stata una scusa per parlare d’amore, per esercitare la bellezza dell’essere umani, per contemplare le emozioni più belle che possiamo far risuonare dal nostro cuore.
Rientrando in terra di romagna lascio qui un pezzo di me e porto dentro un pezzo di ogni persona incontrata in questo viaggio indimenticabile che anche questa volta mi ha cambiato la vita.

E poi… è stato un onore essere in loro compagnia. Senza di loro quest’esperienza non sarebbe stata la stessa.
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continua …

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