Campiano – Corso di Agricoltura Sinergica con Antonio De Falco _ Settembre 2016

Non ho ancora realizzato che Antonio mi ha chiesto di essere il suo assistente per il prossimo corso di Agricoltura Sinergica. Inizio a capire che sta succedendo davvero solo quando esco di casa e lo vedo in piedi accanto alla sua macchina fuori dal mio cancello. Salgo a bordo e partiamo alla volta di Campiano, un paesino poco distante. Ho passato una notte insonne, anzi, una notte di veglia vibrante, sovraccarico di emozione per ciò che mi sta aspettando.27267341_753477761507646_342886350_oIn pochi minuti arriviamo a destinazione, un casale di campagna contornato da campi di erba medica. Il primo benvenuto ce lo danno le rondini. Questo luogo ne è pieno, hanno fatto nidi in tutti i posti possibili immaginabili. Ci volano attorno in una danza ipnotica e primordiale.
Poi vediamo uscire Alessandra che ci viene incontro splendendo nel suo caratteristico sorriso. Ci accompagna in un giro di ricognizione per vedere il terreno destinato all’orto, poi ci fa entrare in casa e ci mostra la disposizione delle stanze da letto. Appoggio le valige e mi fermo ad assaporare la serenità di questo momento, in cui il silenzio è accompagnato unicamente dai garriti delle rondini e dall’andare e venire del respiro.

Arriva la sera e con essa anche i partecipanti del corso che inizierà l’indomani. Il primo è un signore con occhi buoni, barba e capelli chiari. Ci presentiamo e ci prendiamo bene subito. Come due bambini che parlano dei loro giochi preferiti, rimaniamo tutta la sera a chiacchierare di semi, di varietà antiche reperite qui e là, dei broccoli che lui ha selezionato in non so quanto tempo e che resistono al gelo, finché arriva l’ora di andare a dormire. 

Al mattino cominciamo con le presentazioni e mi rendo conto che siamo un piccolo gruppo. Saper di convivere insieme per cinque giorni condividendo questa esperienza mi da un senso di intimità, di familiarità.
A metà mattina arriva Michele, un ragazzo della Libera Scuola di Agricoltura Sinergica ‘Emilia Hazelip’ che abita qui vicino. Essendo stato lui a venire qui con gli attrezzi agricoli per lavorare la terra ora spiega a tutti il motivo per cui ha preferito usare una vangatrice anziché una fresa, ovvero perché la vangatrice non crea la ‘suola di lavorazione’.
Schermata 2018-01-12 a 20.43.46Il risultato è che la terra è in parte bella fine, ed in parte troccolosa. Capiamo subito che tutti questi ‘cudali’ d’argilla andranno sbriciolati a mano. Questo ed altro pur di far sorgere l’orto su un terreno senza suola di lavorazione!

[Dicesi ‘suola di lavorazione’ quello strato compattato che si crea alla profondità a cui lavorano i macchinari agricoli, in particolare quelli che polverizzano il suolo come ad esempio la fresa. La presenza di questa suola isola la parte superficiale del terreno dalla parte profonda, impedendo lo sviluppo delle radici negli strati inferiori, inoltre impedisce il drenaggio e la respirazione del suolo.]

Ci riuniamo al tavolo e Antonio inizia con una lezione teorica sulle basi dell’orto sinergico dando ai ragazzi i mezzi cognitivi necessari per la progettazione del design delle aiuole. Ognuno si dedica ad un disegno per valorizzare al meglio lo spazio a disposizione, poi si passa alle votazioni. Viene scelto il progetto che prevede 4 aiuole di cui le 2 centrali si abbracciano. campiano1Per realizzarlo fedelmente cominciamo con la coordinazione di una serie di picchetti tattici avvalendoci nuovamente delle tecniche geometriche di Archimede. Mentre lavoriamo Antonio si raccomanda: ‘ragazzi, pestate il meno possibile gli spazi dove andranno le aiuole’ e tutti: ‘ma certamente! vai tranquillo!’.
Però mentre il labirinto di picchetti prende forma le aiuole non si riescono ancora a delineare a colpo d’occhio, e riusciamo a calpestare tutto quello che non avremmo dovuto.
Appena finita la traccia delle aiuole si passa allo sbadilamento, faticosissimo a causa delle numerose pietre d’argilla che ora ci mettiamo a sbriciolare con tanta santa pazienza. Qualcuno a colpi di zappa, di rastrello, di strani attrezzi mai visti trovati nel capannone di Alessandra, qualcun’altro le disfa morbidamente usando le mani.
Schermata 2018-01-12 a 20.48.07Nella terra vediamo un sacco di radici di erba medica, visto che questo spazio è stato recuperato dal margine del campo adiacente. Antonio considera che da un lato il terreno è certamente arricchito dalla medica che essendo una leguminosa è capace di fissare l’azoto atmosferico nel suolo; dall’altro le radici sono così tenaci che probabilmente ricresceranno come erbe ‘infestanti’ nell’orto e bisognerà cercare di tenerle a bada il più possibile.
Purtroppo però a differenza della terra che si trova sotto al noce li vicino (che è ricca di humus), qui dove sorge l’orto non c’è traccia di materia organica! Si parte veramente da zero.
Questa volta _ sebbene stiamo giocando di squadra _ la fatica fisica si sente.
Facciamo una pausa e ci riuniamo al tavolo sotto al porticato dove tira una brezza costante e le rondini ancora volano sopra di noi.
Antonio riprende la lezione teorica, toccando gli argomenti utili per affrontare le prossime fasi pratiche del lavoro. 14285085_539856976203060_1848212038_oPoi durante una breve pausa mi fa una proposta del tutto inaspettata: ‘te la senti di trattare tu un argomento di teoria?’.
Il suo gesto mi emoziona. Sento la fiducia che sta riponendo nel darmi questa possibilità. Accetto con entusiasmo!
Nei rimanenti attimi della pausa penso a quale
argomento scegliere, ma nel frattempo siamo di nuovo riuniti al tavolo e questa volta tutti guardano me poiché Antonio mi ha appena dato la parola.
Così inizio a cercare di mettere in luce quello che ad oggi ritengo essere il punto fondamentale per l’agricoltura naturale: l’humus.
Quando guardo un campo coltivato, ma anche lo stesso lembo di terra in cui andiamo a fare l’orto, la visione della terra madre nuda e sprovvista di materia organica la collego inevitabilmente al deserto, proprio a causa della mancanza di humus, deturpato negli anni con il susseguirsi di pratiche agricole inconsapevoli.
Nel libro ‘Agricoltura Sinergica – Le origini, l’esperienza, la pratica’ da pagina 44 a 57 sono riportate varie citazioni dei libri ‘Dust Bowl’ di Donald Worster, e ‘Plowman’s Folly’ di Edward H. Faulkner.
Questi passaggi illuminanti mi hanno aiutato a mettere a fuoco l’importanza che svolge lo strato umico del suolo, come un vero e proprio organo vitale dell’organismo Terra. Quando questo viene distrutto automaticamente non possono più verificarsi tutte le funzioni che esso permetteva e regolava, come ad esempio il processo di auto fertilità del suolo che avviene nei terreni indisturbati (e quindi ricchi di humus) dove alberi e piante crescono rigogliosi senza che nessuno aggiunga concime al suolo.

Perciò è fondamentale che tutte le energie spese nell’agricoltura sinergica siano finalizzate sì a produrre raccolti e al tempo stesso a ricreare l’humus, così determinante per poter raggiungere quello stato di ‘equilibrio’ che si verifica in natura.
Guardo Antonio e mi sembra di leggergli in viso un’espressione di approvazione che mi infonde serenità.
Dopo tante nozioni ora è il momento di tornare alla fisicità. Facciamo l’impianto di irrigazione e subito riempiamo l’orto di paglia, un primo strato di materia organica che nel tempo  _ decomponendosi _ si trasformerà nell’iniziale parvenza di humus per queste aiuole.
Schermata 2018-01-12 a 20.40.42L’ideale sarebbe ricercare la biodiversità anche nella pacciamatura. Anziché usare solo paglia si possono aggiungere foglie e cippato di legna. Così il risultato della decomposizione è ancora più ricco ed efficace per la rigenerazione del suolo umico.
In particolare, le foglie rilasciano una sostanza chiamata ‘precursore dell’etilene’ che permette il compimento del ciclo dell’ossigeno e dell’etilene (
il processo di autofertilità del suolo); il cippato di legna invece ha una densità tale da riuscire a fare un humus più consistente rispetto le foglie e la paglia che in termini di volume hanno una resa minore.

Durante la pausa post pacciamatura Antonio propone a tutto il gruppo di andare al podere di Michele che è tornato a trovarci. Siamo tutti contenti di intraprendere questa piccola gita alla volta di ‘Armaja‘!
Una volta arrivati Michele ci accompagna in una vera e propria visita guidata nell’azienda che avviarono i suoi nonni ancor prima che lui decidesse di dedicarsi alla terra. Ci fa vedere i campi e i frutteti biologici più tradizionali, ma anche le aree che lui sta convertendo a ‘food forest’ secondo i principi di permacultura.
Vedere la volontà e l’impegno che mette nel portare un passo alla volta il rinnovamento in questa realtà già consolidata mi trasmette molta positività e speranza.

Mentre stiamo tornando alle macchine vediamo una distesa di cipolline al sole.
Antonio mi chiede: ‘tra le piantine che hai preparato per l’orto hai fatto anche le cipolle?’ e io: ‘purtroppo le ho seminate tardi e non sono ancora pronte!’. Michele ci sente dice: ‘se volete dei bulbini potete prendere tutti quelli che volete!’.
Lo ringraziamo sentitamente per questo suo gesto ‘sinergico’ e ci mettiamo subito a spigolare.
Schermata 2018-01-12 a 20.47.38Rientriamo all’orto, è il momento dei trapianti. Mentre Antonio fa vedere ai ragazzi come si procede io filtro e diluisco il ‘compost tea’ che abbiamo iniziato a preparare due giorni fa.
[Il compost tea è un preparato naturale che si ottiene diluendo in acqua compost casalingo e melassa. Tenendolo in ossigenazione per 48 ore (mescolandolo spesso o ancor meglio usando un areatore per acquario) si permette alle colonie microbiche del compost di proliferare nutrendosi di melassa. Filtrando e diluendo 1 litro di compost tea in 10 litri d’acqua si ottiene un ottimo ‘starter’ naturale con cui si può innaffiare l’orto al momento dei trapianti e nei giorni successivi.]
In questo caso prima di mettere a dimora le piantine le passiamo in una bacinella con il compost tea diluito, facendo inzuppare bene il panetto di terriccio e radici.Schermata 2018-01-12 a 20.46.56Ci sparpagliamo a piccoli gruppi, uno per ogni aiuola, qualcuno mette le cipolle e le insalate nelle discese e qualcun’altro i cavoli e i sedani nella parte alta. In fine riempiamo tutti gli spazi possibili seminando ceci e fave poiché in un orto sinergico è bene che ci siano sempre anche le leguminose, proprio per la loro capacità di fertilizzare in modo naturale assorbendo l’azoto atmosferico e fissandolo nei tubercoli che producono lungo le radici.
Ci fermiamo un istante in silenzio a contemplare la nostra opera ultimata …
Schermata 2018-01-12 a 20.46.39… e quando dico opera non mi riferisco solo all’orto, ma anche a tutto ciò che si è compiuto interiormente dentro ognuno di noi, è qualcosa che non si può toccare, non si può spiegare, ma si sente forte e chiaro.

Arriva la sera, l’ultima cena, l’aria è intrisa di un calore vibrante. Guardo tutti negli occhi, uno per uno, e in ogni sguardo vedo la voglia di non mollare, di andare avanti e continuare quest’esperienza insieme, ad oltranza.
Continuiamo a stare insieme fino a notte fonda, finché tocca soccombere al sonno.

Al risveglio siamo tutti un po’ silenziosi. Antonio ci raduna attorno al tavolo sotto al porticato ed uno alla volta facciamo le considerazioni di conclusione del corso. Inizia una ragazza che appena apre bocca inizia a piangere. Le sue lacrime e le sue parole toccano tutti. Iniziamo a piangere, tutti, e piangiamo tutto il tempo, fino alla fine, fino al momento dei saluti.

Man mano che i ragazzi ripartono sulla strada di casa, nell’aria si sente l’energia che cambia, che via via si dissolve.
Trovo conferma del fatto che la bellezza, l’intensità di quest’esperienza è stata proprio il risultato dell’unione dell’energia vibrante scaturita dal cuore di ogni singolo partecipante.
Per me è questa, la sinergia.Schermata 2018-01-12 a 20.35.35Ritorna il silenzio, riaffiorano i garriti delle rondini che continuano a volare incessantemente.
Sul ciglio della strada con la luce del sole che vira verso il tramonto Antonio ed io contempliamo con gioia come tutto sia andato per il meglio, sotto al segno di uno stato di grazia che sempre ci accompagna, fedele. Averne consapevolezza fa davvero la differenza. Saper di poter contare su quella grazia, suscita un sentimento di pura fiducia.
Sorridendo Antonio rinnova l’invito di accompagnarlo nelle prossime esperienze come suo assistente, anche questa volta accetto con immensa gioia.
Alle porte dell’autunno ci salutiamo, con la volontà di ritrovarci alla prossima primavera.

Il sole è all’orizzonte. Mentre sono in cammino sulla strada verso casa ripercorro ogni attimo di questi cinque intensi giorni, penso a loro e a tutto quello che mi hanno insegnato.  Con quell’innocenza fanciullesca mi hanno ricordato come si fa a stare al mondo.14191580_537803396408418_979807023_o

continua …

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